Ricordo che da piccolo mi perdevo nelle trame dei tappeti.
Li trovavo affascinantissimi. Mi sembravano dei mondi immensi che noi giganti guardavamo dall'alto, come dagli aerei, e i piccoli rombi diventavano enormi case, scuole, le linee autostrade, nelle intersezioni vedevo i semafori, e immaginavo la gente di questa terra scura come tanti bambini esattamente come me, distinti da me per l'ignoranza di essere gli abitanti di un tappeto di casa - che diventava un portale per concepire l'altro, quell'uguale nel diverso senza il quale neanche il concetto di "altro" è possibile. E non mi sfiorava neanche l'idea che sarei potuto essere lo stesso per qualcos'altro, un abitante di un tappeto fissato e immaginato con ostinazione da una mente fervida. Non lo immaginavo, perché i bambini non lo fanno. I bambini non conoscono cosa voglia dire esercitare il potere, per cui creano realtà fittizie in cui sono loro i sovrani - reduci del delirio di onnipotenza, dell'essere centro di attenzione magnetico dei pensieri circostanti - mentre conoscono l'autorità, e nessun tipo di autorità è concepibile superiore a quella della mamma, e ancor più del papà. Non potevano essere anche loro dei giochi di qualcuno, era un controsenso. E non un controsenso logico, perché alla logica ci si sbatte contro. Era, semplicemente, inconcepibile.
Forse è questa la sensazione che cerco ancora adesso, adesso che l'ho perduta. Questo inconcepibile che non funziona da limite, che non è ostacolo, non ci fai a patti, non lo sfidi quotidianamente per vedere dove puoi andare. Un inconcepibile che sia una certezza dell'essere, del sentire, mutevole come l'essere e il sentire stessi, fino a che i confini di te diventano una danza eterea tra il conosciuto, lo sconosciuto e il baratro invisibile di ciò che in quel momento non potrai conoscere mai. Forse cerco questo tipo di semplicità, che adesso mi pare un miracolo tanto la sento complessa da raggiungere. Forse è davvero un altro, il modo in cui vorrei toccare e sentire le cose, impossessarmene con il corpo, ingoiarne l'essenza e non fotografarla, assorbirla e non riprodurla, dissetarmici, non accarezzarla.
O forse ad inizio settimana dovrei bere un po' di meno.
Ma oggi, va bene così.