parole

Parole perfette per ogni momento sbagliato

mercoledì 15 agosto 2012

Scivola vai via





Non temere la paura. Sono le mani che tremano a stringere le cose che importano davvero. Respira. Gettati l’aria alle spalle come fosse passato. E sappi riconoscerne l’odore, quando tornerà per portare ossigeno agli angoli della tua bocca.
Bagnati le labbra, lentamente. L’amaro è un gusto che sa trovare la sua strada dagli occhi, fino a scavarti le guance. E non credere al dolce. Quella di dimenticare il sapore del pasto che c’era prima, è un’illusione della quale il tuo corpo ha smesso di fidarsi già da un pezzo. A partire dal petto.
Sorridi. Non cedere alla tracotanza delle parole. Le cose più belle che potrai dire sono racchiuse in quei silenzi che rendono la voce superflua.
Parti. 
Ma lascia lo zaino vuoto. Bastano le tue mani. Quelle di chi ha capito che per stringere tutto, non deve chiuderle. E gli occhi di chi, quando posa lo sguardo, non commette mai l’errore di lasciarli aperti.




mercoledì 25 luglio 2012

Pioggia d'estate


Neanche lo ricordo quanto tempo è passato da quando ho stretto i desideri in un pugno e li ho infilati nelle tasche, come se fossero profonde kilometri, come se non li sentissi al tatto ogni volta che tentavo di tornare a casa, ogni volta che ne cercavo una.
Io ero quello che si convinceva di non avere le mani fredde anche quando era inverno attorno e non c'era nulla da stringere. Ero quello che conservava l'ultima sigaretta accanto al petto come un amuleto, convinto che chiunque comprasse pacchetti nuovi troppo facilmente non avrebbe mai capito nulla dell'amore.
Ero quello per cui viaggiare era soltanto aspettare qualcuno i cui occhi potessero smantellare i binari e liberare i treni. Ero quello che dei sogni se ne riempiva le braccia, lasciando che prendessero esattamente la forma della tua vita.

Poi ci sono mattine che hanno lo stesso sapore di labbra umide appoggiate sul petto.
Ci sono visi di cui ti riempi gli occhi. E ci sono cuscini che conserveranno sempre la sagoma dei desideri, di quelli che hanno un nome.
Alla fine ci siamo trovati. E ci siamo lasciati cadere addosso come lacrime, insegnando al passato a scavarci sorrisi sulle guance.

sabato 30 giugno 2012

Come quando fuori piove


Dei ricordi mi piace l'esattezza.
Mi piace l'algoritmo della mente nel riprodurre odori precisi, artificiali, plastificati. Sequenze di vita nel cellofan, accatastate nella polvere.
Mi piace dare altri nomi all'assenza.
Lavoro.
Esami.
Vino.
Sorrisi a denti scoperti.
E mi piace crederci, una menzogna alla volta.
Ogni volta che smetto di fumare, il tempo di andarmi a comprare un nuovo pacchetto. Annegare la presenza torbida della contraddizione.
“La maschera è bellezza, e la menzogna è amore”. Ma ho sentito di mondi interi che sono crollati per molto meno.
La promessa di svegliarsi presto la mattina seguente.
Il primo caffè che sa di amaro e ruggine incrostata sulle buone intenzioni.
E poi il superfluo, gli anacoluti, le domeniche pomeriggio, il quarto set di una partita di tennis.
I compleanni di un'età che non hai più neanche nei vestiti.

Mi è piaciuto credere a quando ti ho detto “ti chiamo”, e poi non l'ho fatto.
E mi piace credere di essere stato io, quello che l'ha detto.

giovedì 17 maggio 2012

Volver


A te, che te ne vai in una nuvola di dubbi e di bellezza.


Non imparerò mai a distinguere gli inizi dalle fini, quando si tratta di corpi.
Ci saranno sempre linee che resteranno soltanto ricordi, mani intrecciate che significheranno più di lacrime, parole vuote, superflue, quando le distanze si confonderanno con il tempo che avremo usato per superarle. E le domande che il tempo ci potrà a fare, a quelle dovremo rispondere che accadere una volta è il solo modo che hanno le cose per trovare un significato. E se vuoi un modo per uccidere il presente, regalagli un sempre, tutto diventerà soltanto ieri e domani. 
Cercare tra noi lo spazio per una ragione significa condannarci a morte.
I miei occhi sono rimasti nelle tue mani troppo tempo perché un abbraccio potesse restare solo l'incontro di due corpi.
Non c'erano sbagli che tenessero, tu eri mia.

domenica 6 maggio 2012

Dopo l'Oceano



Non pensare che esistano mani senza colpe, perché credimi, non basta preparare lo spazio fra le braccia perché qualcuno venga a riempirlo. E non c'è geometria che tenga, quando ci sono angoli che solo due bocche sono capaci di creare.
Fidati soltanto della tua percezione. Non credere a chi dice che ci vogliono gli occhi aperti, per vedere bene – insegnagli che a volte non resta altro da fare che essere benzina, e lasciarsi bruciare dalla prima fiamma.
Respira fortissimo, come se fossi troppo viva per i tuoi polmoni. Non fidarti mai di chi non trema, la parte essenziale di ogni addio è il tornare a camminare dopo essersi voltati indietro. E fermarsi non è più un'opzione, quando è la strada stessa a chiedertelo.
Non far riposare mai gli occhi, fino al momento in cui non avrai le palpebre così pesanti da correre il rischio di non riuscire più ad alzarle. Capirai di non avere via d'uscita quando avrai le mani così sporche che i tuoi occhi non gli concederanno mai perdono.
Metti in ordine tutte le parole che ci siamo detti, iniziando dai tuoi passi verso di me fino al momento in cui non te ne andrai mai. 
 
(Forse eravamo davvero destinati ad essere come il vento, costretti a esistere solo scontrandoci con qualcos'altro.)

mercoledì 18 aprile 2012

Le temps perdu.

Raccontami.
Fammi sentire la tua voce che disegna a matita schizzi di ricordi sulle pareti, complesse architetture di ambizioni irrealizzate, orde di baci raschiati dalle bocche di chi hai amato, di chi non ti amava abbastanza, di chi non ero io. Raccontami di quando hai detto per la prima volta che eri stanca e volevi soltanto andare a casa, e di quando potevi seguire per chilometri le linee delle mani senza mai voltarti indietro, fino a non saper più tornare.
Correvi solo per provare la paura di cadere, e una volta alzata da terra, l'hai fatto con le gambe di chi un giorno la gravità finisce per sconfiggerla. Ma non credere di essere l'unica ad aver subito il fascino del precipitare, perché gli angeli non ci dormono la notte. Avrai sempre i capelli troppo corti per tutti i ricordi che si portano dietro. Però non arrenderti, perché i cuscini aspetteranno lo stesso che sia mattina per poter parlare di te.
E credimi quando ti dico che allo specchio mi sembra di leggere la sagoma delle tue labbra sulla mia, e che un letto troppo grande è in fondo una lettera d'amore mai spedita. Restare svegli non diventa più una scelta quando arrivi a prendertela con le palpebre, perché rubano istanti al guardarti.
Siamo sempre stati quelli che arrivavano solo per poi andarsene.
Ma forse avevamo il vino giusto quella sera, perché nonostante tutto siamo riusciti a non fidarci di questo infinito, maledettissimo tempo.

lunedì 2 aprile 2012

Vivimi

Per la mia vita non voglio altro che momenti come questi. Un foglio bianco, e una tempesta dentro.
Appartengono allo stesso mondo l'inedia, e il fuoco. La paralisi del troppo e del troppo poco. Ma stanotte voglio soltanto dimenticare tutto e aspettare che sia domani – domani che è già oggi -, e vederti, vederti arrivare con il sole tra le dita e il vento nei capelli scompigliati, come se non avessi mai avuto il tempo di ascoltare il mare. Voglio sentire il rumore che fa la tua voce quando si infrange sulla mia pelle, per trasformarsi in brividi di freddo e di calore, all'unisono. Voglio stringere i tuoi desideri tra le mani, cingerti la vita con la promessa di un presente meraviglioso, sentire i morsi allo stomaco per la fame di te, berti dalle labbra come l'ultima bottiglia di vino prima di morire, assaporarti goccia dopo goccia senza chiudere mai gli occhi. Lasciami respirarti finché non confonderò i miei polmoni con i tuoi, che già con il cuore faccio fatica. Voglio perdere ogni occasione di una vita serena e scegliere continuamente di muoverti guerra finché non ci saremo distrutti a vicenda, felici. Voglio sentire il sapore amaro della tua mancanza per il semplice fatto che siamo due corpi diversi. E non voglio più sentire nostalgie, se non del posto in cui sono. Mostrami come fiorisce la tua bocca a primavera, lasciati stringere finché non sarà troppo tardi per lasciarsi andare.
Stanotte conserva tutto quello che ti dico come la più preziosa delle promesse, con le mani aperte. Ma domani, domani dimentica tutto. Vivimi.
Ed è nel momento in cui i tuoi occhi giustificheranno ogni sofferenza, che capirò che la nostra distanza è sempre stata solamente attesa.